Professional day: proposte e non proteste

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La sicurezza ce l’abbiamo in testa”, questa è stata l’apertura dagli Ingegneri italiani al Professional day tenutosi lo scorso 1° marzo all’Auditorium della Conciliazione a Roma. Il Professional day sarà ricordato come la giornata delle proposte e non delle proteste. I professionisti “scesi in piazza” non sono per comunicare il loro disaccordo sul tema delle liberalizzazioni, hanno esposto tante proposte non solo sugli ordini professionali, ma anche riguardo temi come il lavoro e il fisco. “Non siamo una casta. Questa giornata è una vittoria nel momento in cui siamo riusciti a riunire in una piazza virtuale i professionisti. Si può parlare di riforme, di futuro partendo da un presupposto: siamo lavoratori intellettuali impegnati a svolgere al meglio il nostro paese“, afferma  Marina Calderone, presidente del Comitato Unitario delle Professioni e del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro.

Parole d’ordine: rigenerare, sostenibilità, innovazione e sviluppo

Occorre rigenerare le città e gli edifici. Con tecniche volte al risparmio energetico si potrebbe risparmiare energia equivalente alla produzione di otto centrali nucleari“, questa è la proposta del Leopoldo Freyrie presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, e aggiunge “Chiediamo al Governo l’avvio di una concreta fase di sviluppo nella quale i professionisti italiani possano presentare una serie di proposte e ritrovare in tal modo il loro ruolo di componenti fondamentali del Paese, al quale mettono a disposizione i loro saperi e le loro competenze”.

Durante il Professional day, l’Ordine nazionale degli Architetti, degli Ingegneri, degli Agrotecnici, Biologi, Chimici, Dottori agronomi e forestali, Geometri, Geologi, Periti agrari, periti industriali, Tecnologi alimentari, hanno stilato un documento in cui si sono espressi su temi come semplificazioni, sviluppo, sostenibilità, innovazione, sicurezza, energia ed ambiente.

Rigenerare” è una delle parole d’ordine. Rigenerazione delle città, rottamazione degli impianti elettrici, di fascicoli dei fabbricati, di sicurezza, internazionalizzazione e qualità della vita. Tutto ciò sostenendo, attraverso un bonus, coloro che investono sulla rigenerazione del patrimonio immobiliare esistente, senza gravare ulteriormente sul territorio. Secondo gli Architetti “è necessario un programma di rigenerazione sostenibile, per affrontare il decadimento dello stato dell’edificazione esistente privata e pubblica, l’adeguamento a standard di sicurezza ed energetici, il restauro dei beni culturali, il recupero degli spazi pubblici e del verde, l’innovazione delle reti tecnologiche (…) dall’edificio rigenerato e tecnologicamente innovato, si avvierebbe il processo di risparmio delle risorse, energetiche e idriche, della razionalizzazione del ciclo dei rifiuti, di tecniche costruttive innovative che favoriscano l’eccellenza dell’industria italiana, della riqualificazione di strade e quartieri,  favorendo la coesione sociale”.

Altre proposte riguardano la valorizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico italiano che ha un valore inestimabile, ma che, in molte zone è colpito dal degrado. “La valorizzazione dell’habitat deve avvenire, acquistando così valore, entro un progetto di salvaguardia ambientale, mettendo a frutto i valori unici del patrimonio culturale e paesaggistico italiano anche in funzione turistica. Occorre,  quindi, affiancare a un chiaro sistema di vincoli, progetti di sviluppo sostenibili, non invasivi, culturalmente attraenti, mettendo in rete i borghi storici – vera ricchezza del Paese – in un sistema nazionale di museo diffuso, collegati virtualmente in un sistema unico, didattico e di ospitalità”, sostengono gli Architetti, che sono pronti ad essere sinonimo di sicurezza per controllare lo stato dei beni monumentali, le condizioni di sicurezza degli edifici, per segnalare e contrastare l’abusivismo edilizio, così come le infiltrazioni mafiose negli appalti.

Sul fronte dell’edilizia, settore che più degli altri è in sofferenza per la crisi, la proposta del Consiglio Nazionale degli Architetti è  quella di “istituire un tavolo tra professioni tecniche, Governo, Regioni e Comuni per rivedere in sei mesi il Testo unico per l’edilizia e l’insieme della normativa di settore per razionalizzare e semplificare le regole, dando certezza agli operatori, agli investitori e agli erogatori dei finanziamenti”. Tutto ciò potrebbe portare molti miglioramenti, tra cui l’effettiva stime energetica dell’intero patrimonio immobiliare italiano.

In questo momento così grave per l’economia del Paese – aggiungono gli Architetti – e nel quale  l’investimento culturale sul patrimonio e sull’innovazione sono ancora più importanti per la competitività, è necessario favorire con strumenti fiscali l’innovazione tecnologica degli Studi professionali, perché le strumentazioni tecniche siano all’altezza della sfida della sostenibilità e della gestione complessa dell’edilizia e dell’urbanistica”.

Infine uno sguardo rivolto ai giovani: “bisogna anche incentivare le relazioni tra progettisti e industria, con la creazione di “banche delle idee” per promuovere la ricerca e i giovani talenti, per rinnovare le qualità del “made in Italy” e mantenerlo concorrenziale nel mondo. Per questo motivo anche il sistema degli appalti pubblici dev’essere uno strumento di selezione e di promozione delle eccellenze e del merito e quindi non del massimo ribasso – investendo sui talenti migliori del Paese per farli crescere per un habitat futuro migliore”.

Emiliano Bivi & Giusy Di Maso

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