Edilizia e fisco: il peso su cittadini e imprenditori edili è insostenibile

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Il fantasma della Local Tax continua ad aleggiare nei corridoi del potere in quel di Roma mentre le tasse sulla casa continuano a colpire senza pietà le tasche degli italiani. A sentire i proclami del Governo Renzi a partire dal 2015 dovrebbe essere appunto inaugurata proprio la suddetta Local Tax, ovverosia la tassa che unificherà tutti i tributi presenti sui territori comunali. La Local Tax, di fatto, sarà la nuova tassa unica sugli immobili e (secondo alcune indagini fatte dalla UIL) comporterà vantaggi per pochi proprietari di case e svantaggi per molti, troppi contribuenti. Per maggiori informazioni leggi l’articolo Dal 2015 in arrivo la nuova Local Tax: una rivoluzione positiva?

Tassazione sulla casa: il punto di vista dei costruttori
Ma la questione della tassazione sulla casa può essere osservata anche da un differente angolo visuale: quello degli imprenditori edili e dei costruttori. “Il prelievo immobiliare è passato da 9 miliardi del 2011 fino a 25 miliardi euro, ovvero in tre anni è quasi triplicato” afferma il presidente di Assimpredil-Ance, Claudio De Albertis, il quale rileva come si tratti di “una patrimoniale sulla ricchezza delle famiglie, che non fa altro che deprimere i consumi interni” colpendo “fortemente un settore già in crisi da alcuni anni”.  A parere di De Albertis risulterebbe quindi necessaria “una riforma della tassazione immobiliare, concentrata sulle rendite e non sul valore”.

Una ricerca Assimpredil-Ance ha infatti piazzato una grande lente d’ingrandimento sulla questione della tassazione sulla casa con particolare attenzione al punto di vista degli imprenditori che operano nell’edilizia: viene evidenziato che a fronte di un investimento di 22,5 milioni di euro, lo Stato ha comunque un forte guadagno: se l’operazione raggiunge il pieno successo l’Erario può giungere a incassare, senza alcun rischio, oltre 7,2 milioni di euro, a fronte di un guadagno per l’imprenditore di 4,3 milioni. Mentre qualora non si dovesse vendere alcun appartamento, per lo Stato ci sarebbe comunque un gettito di 2,8 milioni di euro, con nessun utile per l’imprenditore che ha effettuato l’investimento.

L’iniquità delle tasse sulla casa
L’associazione delle imprese edili che opera nelle province di Milano, Lodi e Monza Brianza mette in luce inoltre che l’incidenza elevata della tassazione è tanto più iniqua se si tiene presente la considerevole esposizione economica e finanziaria richiesta alle imprese fin dalla fase di avvio del cantiere, a fronte di un risultato che arriva solo dopo diversi anni. “Bisogna senz’altro constatare – continua De Albertis – che la casa è finita nel mirino del fisco in quanto il patrimonio immobiliare sfugge con maggiore difficoltà ai controlli fiscali rispetto alla rendita finanziaria, e perché rappresenta la voce più importante della ricchezza delle famiglie italiane”.

La casa diventa pertanto “un investimento che viene ad essere tassato annualmente, non tanto sulla rendita che produce, ma per il suo valore” spiega il presidente di Assimpredil-Ance constatando che “i proprietari di casa si vedono oggi costretti a pagare al fisco una somma che riduce i loro bilanci familiari, perché la tassazione patrimoniale sul valore degli immobili prescinde dalla situazione reddituale e personale del contribuente”. Tale perdita di ricchezza colpisce in maniera sanguinosa la propensione al consumo degli italiani, perpetuando (o addirittura amplificando) la situazione di difficoltà e di contrazione economica presente nel nostro paese. Una sorta di cane che si morde la coda, una spirale pericolosa che non fa altro che aggravare sempre più la situazione di difficoltà delle famiglie italiane.

Redazione Tecnica

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