TASI 2014: e io (contribuente) pago…sempre di più

Marco Brezza 18/08/14
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Ma quanto vale nel complesso il gettito complessivo di IMU e TASI? Un bel gruzzolo, a quanto emerge dai dati diffusi dal Ministero dell’Economia in questo brandello di agosto vacanziero. La cifra relativa all’acconto complessivo versato dagli italiani nella rata di giugno ammonta infatti a 10,2 miliardi di euro, ben 300 milioni in più rispetto alla somma della prima rata della vecchia e bistrattata IMU del 2012, con la non lieve differenza che due anni fa tutti i Comuni avevano riscosso la prima parte del tributo sulla casa, mentre oggi soltanto 2178 amministrazioni comunali (poco più di un quarto del totale) hanno statuito le aliquote e quindi incorporato la liquidità proveniente dalle tasche dei contribuenti.

Pertanto, attraverso questi dati non è possibile effettuare un raffronto effettivo sul concreto peso del nuovo tributo sulla casa (denominato IUC e costituito da 3 articolazioni, ovvero TASI, IMU e TARI, leggi in proposito l’articolo Debutta la IUC: un mostro con un corpo solo e tre teste come l’Idra): quello che si può leggere in controluce osservando la struttura di questo nuovo tributo è però presto detto.

Da una parte c’è la colossale confusione creatasi a causa del ritardo dei Comuni nel definire le aliquote ed il conseguente mosaico frantumato di date differenziate per la scadenza del termine relativo all’acconto nei diversi Comuni italiani: alcuni hanno rinviato tutto a settembre, altri hanno distribuito i versamenti nel corso dell’estate. A livello generale il versamento della prima rata della tassa sui servizi indivisibili comunali, nei comuni ritardatari, è rinviata al 16 ottobre, con questi ultimi che sono tenuti a licenziare le deliberazioni con le aliquote entro la data del 10 settembre (per maggiori info consultate Ediltecnico nei prossimi giorni).

Dall’altro versante, permane l’inquietante sensazione (corroborata dai dati emersi in questo mese di agosto) che, per la sua precipua conformazione, il nuovo tributo incida più fortemente sulle case che possiedono valore catastale più basso. Per le case di valore catastale elevato, l’importo da versare si è infatti parzialmente appiattito verso il basso (solo il 7,7% dei contribuenti TASI ha versato più di 450 euro). Mentre al contrario cresce con vigore il numero di contribuenti che hanno versato una quota compresa tra i 50 e i 150 euro: un importo versato da coloro che possiedono un abitazione di medio-basso valore, gli stessi che nella campagna IMU 2012 avevano usufruito delle consistenti detrazioni fisse previste (200 euro), proprio uno dei punti sensibili della nuova TASI 2014, la quale possiede sconti opzionali lasciati alla discrezione delle amministrazioni comunali.

La morale della favola che emerge dai dati? I nomi cambiano, le tasse rimangono: anzi, dietro mere modifiche di tipo cosmetico, il carico complessivo dei tributi sulla casa non fa altro che salire (mentre gli stipendi, ahinoi, non aumentano affatto). E il contribuente continua a pagare, come prima, più di prima.

Marco Brezza

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