Dissesto idrogeologico, c’è molto da fare e non si fa

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Il dissesto idrogeologico è una piaga che può essere sanata? Un team di lavoro a Palazzo Chigi, una struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche dovrà intraprendere un percorso che affronti i ritardi di due settori in emergenza e in multa alla Cassa dell’Europa.

Il progetto è stato illustrato da Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “Le due strutture di missione che abbiamo creato, quella sull’edilizia scolastica e questa sul dissesto idrogeologico, sono i paradigmi dell’azione di governo e di un’Italia che deve ripartire. L’idea è quella di cambiare radicalmente la governance e la filiera delle responsabilità e dei controlli che fino ad oggi hanno impedito o ritardato la sicurezza di molte aree”.

In Italia l’81,9% dei Comuni (6633) hanno aree in dissesto idrogeologico e dal 1945 a oggi ammonta a 3,5 miliardi di euro la cifra pagata dallo Stato per danni da frane e alluvioni. Pochini. Le volte abbiamo in cui sentito che BISOGNA FARE qualcosa per fermare il dissesto idrogeologico non le conto più.

Visto che è problema noto, in Prevenzione dissesto idrogeologico, i soldi ci sono ma non si usano avevamo trattato l’argomento. Ve ne anticipo solo uno spunto: “Le risorse per iniziare i cantieri di messa in sicurezza e manutenzione del territorio contro il dissesto idrogeologico ci sono. E sono tanti. Per la precisione parliamo di 1,6 miliardi di euro e rappresentano l’80% dei fondi messi a disposizione piano nazionale straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico lanciato a fine 2009″. Leggilo tutto.

Le parole dei politici in Italia si sono svuotate. Nel senso che quando le leggi, o le ascolti, senti già che non succederanno. Dura la vita dell’elettore in Italia. Il governo ha affidato alla “struttura di missione” il compito di fungere da “cabina regia” per il coordinamento di tutte le strutture dello Stato coinvolte, per trasformare in cantieri i 2,4 miliardi di euro non spesi dal 1998 a oggi. “Per la prima volta l’Italia fa un salto di qualità e investe sulla protezione del territorio e sulla prevenzione anziché concentrarsi sull’intervento in fase di emergenza” afferma Erasmo D’Angelis, il coordinatore della struttura operativa, ma (io, non so voi) quando sento parlare di “cabina di regia” e “struttura di missione” rabbrividisco, ma non perchè ho paura, ma perchè sento il vento freddo della morte dell’iniziativa che soffia attorno allo stivale. Alcuni parlano bene della “struttura di missione”, come di un buon modo di lavorare, ma ancora è tutto da provare. Vi ricordate la “cabina di regia” del Piano Città?

Tornando al dissesto idrogeologico, alla fine della conferenza stampa di presentazione della “struttura di missione” è stata consegnata a Delrio la petizione #dissestoitalia, con cui si chiede al Governo di uscire dall’emergenza per occuparsi della prevenzione sul territorio. L’hanno firmata il presidente di Ance Paolo Buzzetti, il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, il presidente del Consiglio nazionale degli architetti Leopoldo Freyrie e il consigliere nazionale dell’Ordine dei geologi Eugenio Di Loreto.

#dissestoitalia e #italiasicura. S’inventano dei gran hashtag ma non concludono niente. #italiadiferro potrebbe essere il prossimo, seguito a ruota da #ComunichiamoMaNonConcludiamo, che però mettiamo in giro noi di Ediltecnico. E il prossimo che dice che Balotelli è un bambinone perché comunica solo via twitter si penta immediatamente dopo averlo detto. Con lui perdiamo un Mondiale, evabbé, ne va del PIL (un po’), ma con gli altri – e senza combattere il dissesto idrogeologico – distruggiamo il terreno che dovrebbe starci solido sotto ai piedi.

Giacomo Sacchetti

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