Riforma degli appalti, entro 30 giorni il nuovo Codice

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Entro la fine di luglio avremo presumibilmente il nuovo Codice degli appalti pubblici dopo una stretta dieta dimagrante che porterà il testo dai 600 articoli attuali a un terzo (circa 200 articoli). Le parole d’ordine per la riforma degli appalti, infatti, sono semplificazione e trasparenza, almeno stando a quanto è stato deciso al tavolo di discussione che ha visto protagonisti il nuovo capo dell’Autorità anti corruzione, Raffaele Cantone, e il viceministro delle infrastrutture, Riccardo Nencini.

Andando nello specifico, il nuovo impianto alla base della riforma degli appalti prevede l’emanazione di due decreti legislativi. Uno servirà al recepimento della direttiva europea sulle gare e sugli appalti, il secondo decreto, invece, conterrà una serie di strumenti operativi di semplificazione delle procedure: dalla riduzione degli oneri documentali alla riduzione del numero delle stazioni appaltanti, fino ad arrivare a misure per facilitare l’accesso alle gare per le PMI (ma qui il condizionale è d’obbligo, dopo la sparizione dal testo del decreto semplificazioni pubblicato la scorsa settimane delle misure previste per facilitare l’accesso dei liberi professionisti alle gare per servizi di architettura e ingegneria).

Risolvere il Nimby
Un altro elemento emerso dall’incontro tecnico è stato quello di prevedere delle misure per superare le difficoltà dovute alla sindrome Nimby (Not in my backyard) e alle vicende legate al cantiere per l’alta velocità in Val di Susa.

Stiamo parlando dell’introduzione della consultazione pubblica, di cui si parla da alcuni anni, sul modello francese e di un registro dei lobbisti con l’istituzione di un regolamento chiaro e trasparente sulle attività dei gruppi di pressione.

La riforma degli appalti: i punti chiave
Nello specifico le norme fondamentali contenute nella riforma degli appalti sono le seguenti:

1. introduzione del principio del silenzio assenso;

2. sanzioni in caso di liti temerarie;

3. nuovo sistema di esclusione dei soggetti partecipanti al bando in caso di irregolarità;

4. corsie preferenziali nei casi di procedimenti giudiziari davanti ai tribunali amministrativi regionali e al Consiglio di Stato;

5. posticipo della verifica dei requisiti per partecipare alle gare alla valutazione delle offerte e le comunicazioni all’Autorità di vigilanza nel caso di varianti in corso d’opera.

Per ulteriori dettagli si invitano i lettori ad approfondire nel post pubblicato su queste pagine il 18 giugno scorso.

Redazione Tecnica

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