Riforma del Catasto: parliamo anche di Eco-Catasto. Intervista all’ing. Carlo Cannafoglia

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Con l’approvazione della legge delega fiscale, partirà il cantiere della riforma del catasto. In attesa dei decreti attuativi che forniranno le indicazioni operative ai professionisti e ai tecnici della PA, abbiamo incontrato l’ing. Carlo Cannafoglia, un’assoluta autorità in materia e già direttore del Catasto italiano.

Con lui abbiamo approfondito il tema della riforma, parlando in particolare della sua idea di Eco Catasto e di come realizzarlo anche attraverso il percorso di riforma che si sta regolamentando. Per un puntuale approfondimento tecnico sull’argomento, rimandiamo i lettori al numero di aprile della rivista L’Ufficio Tecnico dove sarà pubblicato un interessante articolo dell’ing. Cannafoglia dal titolo Il cammino degli immobili verso l’ecosostenibile riforma degli estimi catastali.

Mauro Ferrarini. Ingegnere, che cosa intende per Eco-Catasto?

Carlo Cannafoglia. Con il  termine Eco-Catasto intendo rappresentare un nuovo inventario immobiliare ottenuto attraverso l’integrazione delle informazioni che costituisce  l’attuale, con quelle connesse alla conoscenza e alla valutazione dell’impatto che ogni fabbricato produce sul territorio e sull’ambiente.  La sua attuazione si ottiene attraverso un percorso, che può essere inserito all’interno della riforma del catasto e che ha come obiettivo quello di ampliare le informazioni amministrative e censuarie degli immobili privati e pubblici, un catasto per l’appunto, arricchendolo con informazioni concernenti lo sfruttamento del suolo, alla qualità energetica degli immobili, all’utilizzo di materiali da costruzione ecocompatibili e più in generale all’impatto  sulla  sostenibilità ambientale.

Mauro Ferrarini. Più informazioni per pagare più tasse …

Carlo Cannafoglia. No, il contrario. Con l’implementazione nella riforma del Catasto delle informazioni che ho ricordato, si potrebbe dare concretezza al principio d’immobile “virtuoso” e, parimenti, definire un modello di valorizzazione ovvero di defiscalizzazione che possa essere riconosciuto e applicato a questi immobili … anche se defiscalizzare  può provocare qualche remora nei nostri governanti e politici, vista l’attuale difficoltà economica e congiunturale in cui si trova il Paese.

Mauro Ferrarini. Ma è possibile che queste informazioni vengano inserite nell’alveo della riforma del Catasto?

Carlo Cannafoglia. Possibile certamente. Il processo di riforma degli estimi comporta una rilettura delle caratteristiche dei fabbricati per consentire l’applicazione dei criteri base posti nella norma delega, che saranno meglio esplicitati nei successivi regolamenti attuativi. Acquisire anche le informazioni  atte alla formazione di un Eco- Catasto comporta sicuramente qualche modifica alla struttura funzionale ed organizzativa sperimentata dall’Agenzia delle Entrate per consentire la piena attuazione del processo di riforma, però superare le naturali resistenze e perplessità che potrebbero sorgere a fronte di questa proposta innovativa,  può costituire una ulteriore sfida nella realizzazione di un progetto di riforma epocale.

Mauro Ferrarini. … e dare l’avvio all’Eco-Catasto potrebbe implicare il rischio di un allungamento dei tempi per perfezionare la riforma del Catasto. Lo stesso Befera, lo scorso anno, ha parlato di almeno 5 anni per completare tutto il progetto.

Carlo Cannafoglia. Di riforma del Catasto si parla e si ragiona da anni. Già nei primi anni 2000 elaborammo, anche sulla base di input politici,  una sperimentazione con un  percorso per raggiungere una nuova struttura catastale similare a quella prevista nell’attuale legge delega.

Le previsioni dei tempi per farlo erano, allora, di un quinquennio, tenendo conto che era previsto il coinvolgimento operativo sia da parte dei Comuni sia dei tecnici professionisti.

Sono passati oltre 10 anni da allora e nel frattempo si è continuato a  migliorare la completezza e la qualità della banca dati catastale, l’integrazione con le banche dati territoriali dei Comuni, le tecnologie di rilevazione e rappresentazione del territorio e dell’urbanizzato ( Google Map, Street view, ortofoto AGEA, riprese oblique, ecc.). Tutto ciò da un lato amplifica la possibilità d’interscambio delle informazioni fra le banche dati a valenza immobiliare gestite da Istituzioni diverse, dall’altro può  facilitare l’acquisizione delle informazioni necessarie sia all’attuazione del processo di riforma e sia all’impatto sull’ecosostenibilità. Tutto ciò consentirebbe all’inventario catastale di fare un ulteriore salto di qualità, rendendolo di fatto polivalente e di insurrogabile utilizzo anche da parte dei Comuni e delle altre Istituzioni che si interessano di territorio ed ambiente.

Per rispondere alla domanda, ritengo che oggi i tempi per implementare non solo la riforma del catasto ma anche la creazione dell’ Eco-Catasto si possano ancora stimare prudenzialmente in 5 anni, prevedendo comunque la piena condivisione del progetto e il supporto esterno da parte degli enti locali e dei tecnici professionisti.

Mauro Ferrarini

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