Il Palais Lumière non parlerà italiano

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Da una parte chi si opponeva su tutto, dall’altra chi ne vantava l’enorme pregio che la città di Venezia ne avrebbe tratto, chi lo vedeva come l’ennesima presa in giro e chi un’opportunità per migliorare il contesto urbano, chi bene e chi male, a prescindere che il Palais Lumière venga fatto o meno, tutti ne hanno parlato.

Circa un mese fa il quotidiano La Repubblica pubblicava un articolo/inchiesta di Anna Somers Cocks dal titolo Chi salverà Venezia dai barbari tra grattacieli e navi-monstre – I barbari a Venezia – Chi salverà la laguna? che indubbiamente metteva qualche zona d’ombra sui benefici di quest’opera.

Subito sul sito dedicato al Palais Lumière è stato fatto presente che il fotomontaggio utilizzato dalla giornalista non rispetta le caratteristiche di obiettivo e focale che si sarebbero dovuti utilizzare per far percepire in modo corretto l’opera dalle sponde del Lido. Sul sito si legge che l’impatto visivo effettivo della struttura del Palais Lumière si situa sotto quello dell’attuale impatto visivo della torre ENEL, ed al di sotto del livello di percezione primaria visiva da parte di un occhio standard umano correttamente simulato attraverso un obiettivo con focale 50 mm.

Il nipote dello stilista Cardin, l’ing. Rodrigo Basilicati, amministratore delegato della società Concept Creatif Pierre Cardin SpA, che ha realizzato il progetto, sottolinea come dal Lido nessuno si stia lamentando delle gru e delle ciminiere bianche e rosse che svettano dietro l’isola di Venezia, perché di fatto il cielo raramente è terso, e pertanto tutto il contesto resta sfumato.

Una domanda che potrebbe essere posta potrebbe essere: ma allora solo perché una cosa è sfumata e confusa si deve accettare? Solo perché un’area è già compromessa, si ha il diritto di “comprometterla” ulteriormente?

Su una cosa all’ing. Basilicati non si può dare torto: in tutto l’iter procedurale di autorizzazione dell’opera gli intoppi e gli ostacoli crescevano dalla sera alla mattina, sino alla circolare del Ministero per i Beni Culturali che ha sollevato la presenza di un vincolo paesaggistico mai applicato (forse) a tutti coloro che hanno insediato le proprie attività o le proprie dimore nella zona.

A causa della lungaggine burocratica i termini massimi di efficacia dei contratti già conclusi per avere la disponibilità delle aree necessarie sono scaduti.

E così Cina e Brasile si fanno avanti per accogliere il Palais Lumière, questa torre alta 254 metri che tanto fa discutere.

In Comune a Venezia la notizia dell’espatrio del progetto non è stata presa molto bene: si tratta di 40 milioni di euro in meno nel bilancio del biennio 2013-2014, a causa della mancata vendita delle aeree allo stilista italo-francese.

Tuttavia altre vendite ipotizzabili ci sono, che potrebbero “sanare” il buco: il Casinò, ad esempio, ma serve il via libera del Ministero dell’Interno.

Nel frattempo il legale dello stilista, l’avvocato Sandro de Nardi, chiama in causa il Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta: vista la presa di posizione del Ministero per i Beni Culturali sarebbe opportuno conoscere la sua opinione su un progetto di tale portata, visto che, per Costituzione, egli è chiamato a dirigere la politica generale del Governo, a mantenere l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri (che ad oggi non si stanno esprimendo).

Forse la paura dell’ennesima speculazione edilizia nociva al territorio ha avuto la meglio sulle intenzioni dei progettisti, che sicuramente contavano di realizzare un complesso che diventasse un polo positivo ed attrattivo per l’economia veneziana. Tuttavia per riqualificare un’area urbana sono molti gli interventi possibili, forse si sarebbe potuto partire da qualcosa di più piccolo?

La cittadinanza avrebbe vissuto meglio i lavori di sostituzione dei sottoservizi, di creazione di un parco che colleghi Mestre a Marghera, un potenziamento dei servizi pubblici?

Sono ipotesi che probabilmente non troveranno risposta.

Fonti:

http://www.palaislumiere.eu – 22/6/2013

http://nuovavenezia.gelocal.it – 29/6/2013 e 3/7/2013

http://corrieredelveneto.corriere.it – 2/7/2013

Roberta Lazzari

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