Debiti P.A., ecco le richieste dell’Ance

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In occasione dell’audizione sul decreto legge sui debiti P.A. di fronte alle commissioni speciali del Parlamento, l’Ance ha avanzato una serie di proposte che la Politica dovrà tenere in considerazione se vorrà fare qualcosa di concreto per il Paese. L’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili propone, tra le cose più significative, di introdurre con urgenza “una norma che preveda il rilascio del Durc regolare in presenza di una certificazione attestante la sussistenza di crediti certi, liquidi e esigibili, vantati nei confronti della P.A., di importo almeno pari agli oneri contributivi previdenziali ed assistenziali accertati e non ancora versati da parte di un medesimo soggetto”.

Ci sono altre osservazioni che l’Ance ha fatto in merito al decreto-legge. Le riportiamo di seguito:
incrementare l’importo dell’allentamento del Patto di stabilità interno da 5 a 11 miliardi di euro nel 2013 per consentire l’utilizzo dei fondi già disponibili;
– 2014: prevedere l’esclusione dal Patto di stabilità interno dei pagamenti in conto capitale per almeno 10 miliardi di euro (il deficit 2014 aumenterebbe di 0,7% e salirebbe al 2,5% del PIL, invece dell’1,8%);
spostare la data di riferimento per il pagamento dei debiti pregressi dal 31 dicembre 2012 al 31 marzo 2013;
escludere dal Patto di stabilità interno delle Regioni anche gli importi dei trasferimenti in favore degli enti locali a valere sui residui passivi di parte capitale (quindi non solo di parte corrente);
– accelerare il pagamento di risorse già disponibili degli enti locali, con meccanismi automatici;
– semplificare i meccanismi per l’accesso al fondo per la liquidità da parte delle Regioni. Il problema è soprattutto quello della mancanza di risorse per pagare tutti i debiti;
– prevedere specifiche misure per le società partecipate dagli enti locali che risultano escluse dall’ambito di applicazione del decreto-legge;
– le Pubbliche Amministrazioni devono registrare tutte le fatture inevase, anche quelle successive alla data del 31 dicembre 2012, sulla piattaforma telematica di certificazione dei crediti P.A.;
– rendere ufficiale una norma che rilasci il Durc regolare in presenza di una certificazione attestante la sussistenza di crediti certi, liquidi ed esigibili, vantati nei confronti della P.A., di importo almeno pari agli oneri contributivi previdenziali ed assistenziali accertati e non ancora versati da parte di un medesimo soggetto;
– risolvere il problema delle centrali di committenza differendo l’obbligo della centrale di committenza al 31 dicembre 2013 (invece del 31 aprile 2013).

Il problema del DURC è uno dei più urgenti.
In base a quanto stabilito dalla normativa, l’imprenditore creditore della Pubblica amministrazione deve essere in regola con il Durc (Documento unico di regolarità contributiva) per riscuotere i propri crediti, cioè per incassare i crediti occorre dunque essere in regola con il versamento dei contributi.
Come può l’imprenditore, debitore dell’Inps, essere in regola con il Durc se non salda il proprio debito? La domanda, gli imprenditori, se la pongono da tempo. Finalmente è arrivata l’Ance, a questo punto, a porre l’interrogativo.

La soluzione potrebbe essere la compensazione dei debiti maturati con i crediti vantati. C’è però un problema sollevato da Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro e del Cup (Comitato unitario professioni), in un intervento pubblicato oggi sul Sole 24 Ore: “Ma se tutto ciò sarà possibile solo dal 2014, le aziende non potranno essere in regola con i contributi, quindi non potranno avere il Durc, e di conseguenza non potranno incassare il credito residuo dall’ente pubblico debitore”.

Il decreto legge approvato dal Governo per lo sblocco dei debiti della PA tra il 2013 e il2014 “va nella giusta direzione, ma rischia di essere inefficace. L’impossibilità di compensare subito i debiti contributivi accumulati dalle imprese, sposta di fatto al 2014 l’entrata in vigore della disposizione. Con le naturali, devastanti conseguenze sull’intero sistema economico, bisognoso di immediate risorse ad oggi ingiustamente bloccate”.
Per quanto riguarda gli affidamenti che originano in appalti pubblici, prosegue la Calderone: “il problema dovrebbe essere stato già risolto dalla legge, e dallo scorso anno le stazioni appaltanti prima di pagare compensano il debito nei riguardi degli enti (lo spiega la circolare 3/2012 del ministero del Lavoro). Ma per tutti gli altri la situazione diventerebbe paradossale.”

Perché quello che non è possibile oggi (compensare) lo è dal prossimo anno? La domanda è legittima. Infatti, la Calderone si chiede: “Ma i fondi per far fronte a questa operazione ci sono? Se la risposta è affermativa, la possibilità di compensare deve essere immediata; se è negativa, il provvedimento adottato è inutile”.

Redazione Tecnica

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