Protocolli di certificazione LEED e BREEAM, un confronto all’americana

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Sui protocolli di certificazione ambientale degli edifici si sono versati i classici fiumi di inchiostro. C’è chi li osteggia, c’è chi li indica come una strada quasi obbligata da percorrere nel futuro della sostenibilità in edilizia. Non è questa la sede per discutere di tali aspetti (ma lo faremo). Oggi vogliamo, invece, fare un confronto all’americana tra i due big delle certificazioni ambientali e di sostenibilità: lo statunitense LEED e l’inglese BREEAM.

L’occasione per questo confronto ci è offerta da un recentissimo post pubblicato su mygreenbuildings.org, scritto dall’ing. Luca Cotta Ramusino, esperto di sostenibilità in edilizia, LEED GA e Commissioning Authority (Cx-A).

I protocolli LEED e BREEAM sono adottati su base volontaria e sono market driven. In altri termini, spiega Cotta Ramusino, “è il committente che li chiede al progettista, quasi mai viceversa. Raramente un progettista si può presentare alla porta di un qualsiasi committente per convincerlo ad adottare LEED, BREEAM o altro”.

E allora vediamo di cosa si tratta e cosa occorre fare per accreditarsi come professionisti LEED e professionisti BREEAM.

Dagli Stati Uniti, LEED: Leadership in Energy and Environmental Design
Quando si parla di protocollo LEED non occorrono lunghe presentazioni. Si tratta senza ombra di dubbio del sistema di certificazione di sostenibilità degli edifici più conosciuto e diffuso al mondo.

Come ricordato in precedenza, il protocollo LEED è adottato su base volontaria, guidato dal mercato e fornisce uno strumento per la valutazione indipendente della sostenibilità di un edificio.

Poiché abbraccia l’intero processo (dalla progettazione, alla fase di costruzione e di occupazione) e ad ogni parte dell’edificio, il protocollo LEED si caratterizza per una visione olistica (ossia completa, totale) della sostenibilità edilizia, sfruttando ogni possibilità di ridurre impatti ambientali di vario genere ed emissioni nocive degli edifici in costruzione.

Ecco perché, ad esempio, chi desidera applicare LEED deve tenere presente caratteristiche che non sono tutte strettamente legate alle caratteristiche intrinseche della struttura. Per esempio sono tenuto in conto gli aspetti ambientali legati al sito entro il quale verrà costruito l’edificio e al rapporto di questo con l’intorno. E ancora, tra le sezioni che costituiscono il LEED vi è anche quella della Priorità regionale che prende in considerazione le caratteristiche ambientali del tutto uniche e peculiari della località in cui è situato il progetto.

Il sistema LEED si applica a una molteplicità di edifici. Ogni tipologia di struttura ha un suo peculiare sistema di punteggio. In Italia, almeno per ora, si possono certificare LEED solo gli edifici appartenenti al LEED-NC, ossia Nuove Costruzioni e Ristrutturazioni importanti.

Con LEED-NC sono ben nove i rating systems che comprendono scuole, ospedali, case di cura, gestione di edifici esistenti, strutture commerciali, edifici residenziali fino a quattro piani (low rise buildings), edifici consegnati in pianta-tipo, senza le finiture e i setti di partizioni interni e fit-out o allestimento di una porzione di edificio consegnato al grezzo, indipendentemente dalle prestazioni e dalla sostenibilità dell’intero edificio.

Diventare un professionista LEED, come fare?
Nel suo intervento su greenbuildings.org, i professionisti che desiderano accreditarsi LEED devono rivolgersi al GBCI, il Green Building Certification Institute. L’accreditamento si sviluppa su due livelli, il GA (Green Associate) e il livello superiore AP (Accredited Professional)

Con il livello GA si certifica il possesso da parte del professionista di una organica e consolidata base di conoscenze delle tematiche della sostenibilità in edilizia, mentre il successivo livello AP fornisce una specializzazione in una dei rating systems visti sopra. Il passaggio da GA ad AP è obbligatorio avere partecipato a un progetto certificato LEED.

E dall’’nghilterra nasce il BREEAM: Building Research Establishment Environmental Assessment Method for buildings
Ha ormai più di 20 anni il protocollo per la certificazione della sostenibilità in edilizia BREEAM. Il suo passaporto è inglese e, leggendo le informazioni riportate sul sito dell’organizzazione rappresenta il sistema più diffuso al mondo.

In base alla sua destinazione d’uso e alla tipologia, gli schemi con cui una struttura può essere certificata BREEAM variano secondo la localizzazione dell’edificio.

In Inghilterra, per esempio, troviamo lo schema New Construction, quello Refurbishment, dedicato alle ristrutturazioni importanti, il Communities e l’In-use per la certificazione della gestione in opera degli edifici.

Molti Paesi europei possiedono dei protocolli BREEAM, per così dire, dedicati. In caso tali sistemi manchino, un edificio extra Regno Unito può certificare un edificio utilizzando lo standard Commercial Europe, nel caso di edifici adibiti ad ufficio, l’International Bespoke, in tutti gli altri casi e, ancora, l’In-Use, se l’edificio è già occupato e si intende certificare la gestione in esercizio.

Diventare un professionista BREEAM, come fare?
Se l’accreditamento LEED prevede due livelli, quello BREEAM, rilasciato dal BRE, si identifica come BREEAM Accredited Professional e si compone di 3 parti.

Le prime due consistono in programmi di studio individuali, sia su libri di testo che tutorial online.

La terza parte consiste in un workshop di un giorno, seguito dall’esame di abilitazione. Il workshop e l’esame si svolgono nello stesso giorno ma solo presso la sede BRE di Watford a nord di Londra).

Articolo di Mauro Ferrarini

Ringraziamenti
Si ringrazia l’ing. Andrea Ursini Casalena di mygreenbuilding.org per la disponibilità e la collaborazione

Redazione Tecnica

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