Società tra Professionisti, che fine ha fatto il regolamento attuativo?

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Quando verrà varato il decreto attuativo per le Società tra Professionisti? A tal proposito, il presidente del CNAPPC Leopoldo Freyrie ha scritto una lettera al presidente del Consiglio Mario Monti, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà e ai ministri della Giustizia e dello Sviluppo economico Paola Severino e Corrado Passera. Scrive Freyrie: “I doveri di attuazione della Riforma sono una nostra responsabilità in quanto organi ausiliari dello Stato – e ne siamo consapevoli – così come lo siamo per quanto concerne la vostra responsabilità riguardo all’attuazione di Leggi e di norme comunitarie in vigore”. Il motivo del ritardo sta forse nella tenace opposizione dei colleghi del Consiglio Nazionale Forense?

Leopoldo Freyrie sollecita  dunque per l’ennesima volta il varo, prima delle elezioni, del regolamento che consente di avviare le Società tra Professionisti (Stp). Nel novembre scorso già il presidente del Consiglio nazionale dei periti industriali, Giuseppe Jogna, ha pubblicato una lettera aperta al ministro della Giustizia Paola Severino nella quale lamentava il ritardo nell’emanazione dello stesso regolamento attuativo sulle Società tra professionisti.

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Tornando a Leopoldo Freyrie, scrive: “Sono anni che chiediamo e attendiamo che i liberi professionisti possano formare apposite società, come avviene nel resto d’Europa, ma da troppi mesi ormai il provvedimento che dà attuazione alle Società tra Professionisti giace in un cassetto ministeriale, immaginiamo per la tenace opposizione dei colleghi del Consiglio Nazionale Forense, opposizione che però ora, dopo il varo della loro Riforma, non ha più alcun motivo d’essere”.

Ogni ulteriore ritardo – continua – sarebbe non solo ingiustificabile ma anche dannoso per oltre un milione di professionisti italiani, in particolare per i giovani che, anche grazie ai provvedimenti da voi stessi adottati quali le “start up” e le “società a 1 euro”, si troverebbe, invece, nelle condizioni per un migliore accesso al lavoro, integrando le competenze e mettendo assieme le risorse”.

Inoltre Freyrie pone l’attenzione sulla possibilità di accesso dei professionisti italiani alle Reti d’Impresa, “che l’Agenzia delle Entrate impropriamente nega agli iscritti agli Albi – contro la lettera e lo spirito delle norme comunitarie, in contraddizione con la possibilità in essere da decenni – professionisti che, in questa situazione, non possono far parte dei G.E.I.E, Gruppo Europeo di interesse economico”.

Conclude Freyrie:  “Mirare poi con azioni burocratiche ad hoc, a impedire ai professionisti di fruire degli stessi vantaggi fiscali delle imprese, appare evidentemente in contraddizione con la volontà di rilanciare lo sviluppo e di creare, nell’interesse generale, nuove opportunità di lavoro”.

Redazione Tecnica

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