Stp, che fine hanno fatto le Società tra professionisti?

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A metà ottobre sembrava che il Governo dovesse rendere noto da lì a breve il regolamento per le Stp. Ma ancora non si sa nulla.

La Società tra professionisti è stata introdotta, per la prima volta, nel 2001 per gli avvocati. Con la Legge di stabilità 2011 (legge 12 novembre 2011, n. 183), la Stp è stata introdotta per tutte le professioni (art. 10, commi da 3 a 11). Della norma è ritenuta imminente l’emanazione del Regolamento attuativo. Tale norma prevede che si possano costituire società “per l’esercizio di attività professionali regolamentate nel sistema ordinistico”, secondo tutti i modelli societari regolati dal codice civile (art. 10 comma 3).

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Ha dichiarato Pier Luigi Fausti, Presidente del Consiglio Notarile di Bergamo: “Con la previsione delle Stp il legislatore ha sgretolato il baluardo, durato oltre mezzo secolo, che impediva l’accesso delle professioni intellettuali ai modelli societari. La novità è di fortissimo impatto anche in Italia dove il settore conta circa un milione e trecentomila lavoratori autonomi professionisti. Emergono però problemi obiettivi che non vanno trattati con superficialità: le attività professionali non possono essere omologate tout court alle attività economiche, a pena di perdere un fondamentale elemento di riequilibrio nei rapporti economici e sociali. Tuttavia la nuova civiltà tecnologica sembra fare emergere convergenze significative tra i settori economico in senso stretto e professionale: le esigenze organizzative e l’opportunità di un’efficace spending review, ma anche l’ampliamento dei settori di competenza e la maggiore complessità dei problemi da risolvere, caratterizzano il moderno svolgimento delle attività professionali, nel momento in cui una feroce crisi economica costringe a ripensare gli abituali modelli di comportamento e di business”.

Non molto tempo fa sul tema delle Stp, in un’intervista a Ipsoa, è intervenuta anche Marina Calderone, Presidente del Cup, che afferma che il ruolo del Cup, nel contesto della Riforma delle professioni, deve essere quello di accompagnare la fase attuativa e di spronare il confronto con i ministeri, il Parlamento e le parti sociali, per contribuire al rilancio dell’economia. È necessario arrivare presto a riforme strutturali del sistema produttivo.

A oggi, però, nonostante l’urgenza che sembrava esserci qualche tempo fa, il decreto attuativo delle società tra professionisti sembra sia stato dimenticato. Caldirone afferma il CUP ha ribadito la propria disponibilità a fornire un contributo di idee per la predisposizione del decreto di attuazione delle Stp durante l’ultimo incontro con il Ministro della Giustizia. Il Cup vorrebbe definire  una norma condivisa e in linea di massima non è contrario all’esercizio della professione in forma societaria, ma ritiene sia obbligatorio tenere conto dei singoli contesti professionali e adottare misure che salvaguardino autonomia e indipendenza del professionista.

Gli aspetti relativi alle professioni di cui bisogna tener conto sono innanzitutto le forme di tutela adeguate per permettere loro di rimanere nel mercato, fondamentali per dare un futuro ai giovani professionisti, per metterli al sicuro dall’aggressione delle multinazionali dei servizi che, di fronte all’impoverimento di altri settori produttivi, sono a caccia di nuovi ambiti di investimento.
Comunque, nonostante la crisi, i  servizi professionali garantiscono all’Italia ancora più del 15% del PIL.

Il Regolamento sulle Società tra professionisti è pronto, manca solo la firma del ministro della giustizia Paola Severino e dello sviluppo economico Corrado Passera. Il Governo sta prendendo tempo e il Regolamento è fermo. Sono già state decise tutte le modifiche al Regolamento dopo i rilievi del Consiglio di Stato, accolti dal ministero. Il Regolamento deve quindi andare alla Corte dei Conti e poi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Ma tarda a uscire dalle stanze del Ministero.

Redazione Tecnica

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