A questo punto, perchè non demoliamo il Colosseo?

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L’area di Alessandria è sempre stata destinata a essere una terra di confine. È servita come fortezza nel Medioevo e, in particolare, nei secoli XVIII – XX tra i Savoia, la Repubblica di Genova e Milano. Dopo il trattato di Utrecht del 1713, quando Alessandria passò dal dominio spagnolo a quello di Casa Savoia, nel 1728 Vittorio Amedeo II ordinò la demolizione del quartiere cittadino di Borgoglio sulla riva sinistra del fiume Tanaro, decretando che, sulle sue macerie, sorgesse una imponente cittadella fortificata.

A quei tempi, Alessandria, stava crescendo e acquistando importanza strategica per lo Stato Sabaudo divenendo postazione difensiva contro tutti gli eserciti che si muovevano a far guerra al Piemonte. Così nacque la Cittadella che sarebbe poi diventata il simbolo militare di Alessandria rimanendo a testimonianza e orgoglio della vita cittadina. Si realizza un’immensa fortezza esagonale che si estende su 20 ettari il cui lato più lungo è parallelo all’asse del fiume. La Cittadella è un perfetto esempio di moderna fortezza, si compone di sei bastioni ed è circondata da fossati che in passato venivano inondati dalle acque del fiume. Vi si accedeva da un lungo ponte di pietra che conduceva a una grande area circondata da edifici a più piani disposti secondo l’asse dell’antico quartiere di Borgoglio, tutti coperti da resistenti terrapieni.

La Cittadella vanta anche di aver visto innalzare per la prima volta il vessillo tricolore, la Bandiera della Costituzione con le sue tinte unitarie.
Fu costruita dal 1732 al 1745 su progetto dell’ Ing. Ignazio Roveda Bertola, sul luogo dove sorgeva il quartiere di Borgoglio. Appena terminate le opere difensive esterne, durante l’inverno 1745-56 fu sottoposta all’assedio da parte delle truppe franco-spagnole, che non riuscirono però a conquistarla. Erano gli anni della guerra di successione in Austria.

Dal Settecento fino a oggi, la Cittadella ha costituito un monumento vivo nel cuore della popolazione, quale protezione emblematica e visibile di una città a sua volta nata come fortezza nel 1168, in uno dei momenti più travagliati della storia d’Italia.
Fra il 1747 e il 1780 vennero completati gli edifici interni ancora oggi esistenti: i quartieri Sant’Antonio, San Carlo e San Michele e il  Palazzo del Governatore.
Nel 1796 fu occupata dai Francesi al comando del giovane Napoleone Bonaparte, ma nel 1799, con il suo primo e unico assedio, in soli 15 giorni fu occupata dalle truppe austro- russe del generale Suvarov, che vi rimasero sino al giugno 1800, quando con la battaglia di Marengo (14 giugno), tutto il Piemonte diventa parte integrante della prima Repubblica e poi dell’impero Francese.
Considerata la posizione strategica di controllo e accesso a tutta la pianura padana, Napoleone decise di fortificare Alessandria in maniera straordinaria. La Cittadella fu quindi completata fra il 1802 ed il 1813, addirittura migliorata rispetto al progetto originale, con la foderatura della controscarpa, la costruzione dell’edificio dell’arsenale e di ben otto ridotte (veri e propri fortini) nel perimetro esterno; inoltre furono gettate le basi per l’opera Valenza, ulteriore bastione difensivo ancora oggi meravigliosamente conservato.
Nel 1814 la Cittadella tornò ai Savoia e al ruolo difensivo del confine con il Regno Lombardo Veneto.
Nel 1821 fu al centro dei moti rivoluzionari che chiedevano la Costituzione: proprio qui sventolò per la prima volta il tricolore a opera di Santorre di Santarosa.
Nel 1834 con l’ondata dei moti mazziniani, in una cella nel Palazzo del Governatore fu rinchiuso il martire Andrea Vochieri.
Al centro del triangolo Torino-Genova-Milano, con le guerre di indipendenza del 1848 e del 1859 la Cittadella fece da fulcro ai movimenti degli eserciti impiegati in Lombardia, proprio come nel 1855 era stata il luogo di adunata per i Bersaglieri e tutto il corpo di spedizione sardo diretto in Crimea.
Dopo l’Unità d’Italia iniziò il declino come fortificazione a vantaggio dell’importantissimo ruolo di caserma e di centro logistico per i rifornimenti e così rimase fino all’abbandono da parte dell’esercito.
Numerosi personaggi storici visitarono o vissero in Cittadella: dall’Imperatore d’ Austria  Giuseppe II  al duca di York, da Garibaldi a tutti i sovrani di Casa Savoia, fino a Giovanni Guareschi , giovane tenente prima dell’8 settembre 1943.

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Tanta storia è transitata da queste porte e tante storie si sono compiute tra queste mura, che meritano oggi di essere rivalorizzate e riconsegnate alla città e non abbandonate allo scempio.
La cittadella ha accompagnato il cammino di Alessandria negli ultimi due secoli ed è straordinario che sia giunta ai giorni nostri, fortunatamente per merito della presenza dell’esercito che ne ha avuto, a suo modo, cura.
Quanto della storia architettonica italiana è stato difeso e protetto dalla presenza militare che è riuscita a sottrarre alla speculazione selvaggia che ha distrutto il volto dell’Italia? Quanti edifici di valore artistico e luoghi di grande valore paesaggistico sono stati salvaguardati perché difesi dal regime militare?
Probabilmente neppure la Cittadella sarebbe oggi fedele alle sue antiche strutture se non fosse stata esercitata questa funzione di tutela dai militari che, in qualche modo, hanno ricoperto il ruolo che nel Medio Evo era assegnato agli antichi ordini religiosi.
Ed ora che l’esercito se ne è andato?  Cosa ne accadrà?
Perché i tetti stanno pian piano degradandosi senza che nessuno intervenga?
Come possiamo pensare di abbandonare una struttura così?

E se ci dicessero di demolire il Colosseo?

Attualmente la struttura è in forte degrado. Alberi sui tetti dei palazzi, alberi sui tetti delle polveriere e delle caserme, alberi e arbusti sui bastioni, sulle porte, sui terrapieni. Questa è la cittadella oggi. Abbandonata a se stessa o meglio, abbandonata all’avanzare della natura.
Forse è vero che in periodi di magra come questi si potrebbe obiettare che, data l’abbondanza sublime di opere di arte che il nostro bel paese vanta, non ci siano soldi per tutelare tutte le ricchezze italiane. Forse è vero che potremmo pretendere che venissero sprecati meno soldi pubblici in congressi, feste, convegni ed investiti più fondi per la tutela e la valorizzazione di opere esistenti.
Il fatto è che la Cittadella di Alessandria non è un vecchio fortino militare qualunque, bensì è un capolavoro dell’arte militare unica nel suo genere.
Non sostengo di certo il restauro fine a se stesso da destinare all’ennesimo museo delle armature che nessuno ormai ha più voglia di visitare. Sono completamente d’accordo con una rivalutazione anche commercialmente sfruttabile che faccia sì, però, che il bene storico venga realmente tutelato, recuperato e rivalutato.
Basta a finti interventi di tutela che poi ingessano le strutture e, dopo il restauro, sono di nuovo pronti a essere deturpati dal tempo. Ritengo che debba essere il momento per rivedere, con l’intelligenza del XXI secolo, le politiche di recupero dei beni.
Roma è straricca di beni archeologici che in moltissimi casi vengono usati come discariche o residenze per gatti che potrebbero essere benissimo sfruttate come poli museali archeologici e fruttare alla collettività.

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Vogliamo svegliarci per salvare la Cittadella o aspettare che gli alberi sui tetti diventino secolari, per decidere di metterci mano, quando i danni saranno ancora più gravi, con fantasmagorici progetti dai budget stratosferici?
Ben venga, e personalmente lo sostengo, l’interesse del FAI per la tutela della Cittadella di Alessandria e la sua iniziativa I luoghi del cuore (www.iluoghidelcuore.it/cittadella-di-alessandria) grazie alla quale è possibile segnalare la Cittadella di Alessandria come bene da tutelare.
Sul sito segnalato potrete anche visionare due splendidi filmati che raccontano con immagini e semplici parole tutta la storia dettagliata della fantastica Cittadella di Alessandria.
Siamo noi popolo che possiamo cambiare le sorti del nostro territorio. Diamoci una mossa!!

Scarica il modello per la raccolta firme per la Cittadella di Alessandria.

Guarda lo spot di I luoghi del cuore.

Gianluca Centurani

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