IFI, il quinto conto energia si esaurirà in meno di un anno

Scarica PDF Stampa

Alessandro Cremonesi, Presidente del Comitato IFI (Industrie Fotovoltaiche Italiane), interviene al Convegno che inaugura oggi ZeroEmission Rome, una delle principali manifestazioni in Italia dedicata alle energie rinnovabili, alla sostenibilità ambientale, alla lotta ai cambiamenti climatici e all’emission trading, sottolineando la situazione di estrema difficoltà che l’industria italiana produttrice di celle e moduli fotovoltaici, rappresentata dall’associazione, ancora oggi sta vivendo.

L’ulteriore tetto di  700 milioni di euro di spesa per i nuovi impianti previsto dal quinto Conto Energia, che avrebbe dovuto sostenere l’evoluzione e riportare equilibrio nel settore, si stima giungerà a esaurimento in meno di un anno, molto prima quindi dei 5 semestri previsti dall’attuale governo con il decreto ministeriale quinto Conto Energia, varato a luglio e in vigore dallo scorso 27 agosto.

“Dal momento che il settore non si trova in una condizione di grid parity e non riuscirà a raggiungere la piena autonomia economico-produttiva nel periodo di un anno, c’è il rischio reale che tutto il settore si fermi una volta raggiunti i 6,7 miliardi di euro di spesa annui – dichiara Cremonesi – In questi mesi lavoreremo per ricevere garanzie da tutti gli schieramenti politici candidati a formare il prossimo governo di intervenire in maniera costruttiva e stabile per protrarre il programma di incentivi fino al reale raggiungimento della grid parity“.

Nel frattempo il Comitato IFI continua ad appoggiare l’azione di Eu ProSun, che raccoglie oltre una ventina di grandi compagnie manifatturiere europee nel settore fotovoltaico, attraverso la richiesta avanzata alla Commissione europea di aprire un’investigazione formale sulle pratiche di antidumping da parte dei produttori cinesi.

Continua il Presidente del Comitato IFI, “stiamo parlando di un settore che in Italia occupa tra diretti e indotto almeno 120.000 posti di lavoro. Un settore che nel nostro Paese ha generato nel 2011 un volume d’affari pari ad alcune decine di miliardi di euro e che si è dovuto confrontare con un mercato in condizioni di turbativa, con un quadro normativo instabile e con un sistema creditizio che non ha dato fiducia all’industria e a tutta la filiera. Uno scenario che ha generato, oltre ad un’oggettiva difficoltà nel garantire continuità d’impresa, anche un arresto negli investimenti in ricerca e innovazione, che invece rappresentano il valore da cui dovrebbe trarre origine il successo del Made in Italy nella produzione di energia solare. Per sostenere nuovamente gli investimenti in innovazione tecnologica proponiamo misure di intervento che prevedano crediti di imposta e l’istituzione di un Fondo di dotazione di capitale con tassi agevolati presso il Ministero dell’ambiente o dello Sviluppo economico a disposizione delle aziende che producono ricerca e innovazione”.

Tra le proposte del Comitato IFI vanno evidenziate anche quelle che mirano a introdurre un Bonus fiscale sugli utili reinvestiti in impianti fotovoltaici con tecnologia italiana e a restituire chiarezza alla composizione della bolletta sull’energia elettrica.

Sul primo punto, afferma Alessandro Cremonesi, “si tratta di introdurre un sistema che, tramite la detassazione dell’utile realizzato dai titolari di impianti  ammessi ai conti energia precedenti, consenta a tali soggetti di ‘autofinanziare’ la realizzazione di nuovi impianti, impiegando il risparmio d’imposta di cui essi beneficiano nell’ambito della realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici, realizzati con componentistica e tecnologia nazionale”.

Sul secondo, prosegue Cremonesi “è necessario chiarire a tutti gli utenti che nella bolletta elettrica sono presenti almeno 3 miliardi di euro/anno di oneri impropri inerenti sconti per interruzioni per le imprese energivore, contributi per le energie da fonte fossile, aiuti per i trasporti su rete ferroviaria, dismissioni da centrali nucleari. Voci che dovrebbero essere trasferite in un capitolo di bilancio separato. Non è ammissibile quindi che gli aumenti di quest’ultimo periodo vadano imputati agli incentivi per le energie rinnovabili, che invece rappresentano una straordinaria opportunità per il nostro Paese in termini di produzione e capacità occupazionale”, conclude il Presidente del Comitato IFI.

Redazione Tecnica

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento